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Conseguenze dell’avanzamento e del rialzo mandibolare sull’articolazione temporomandibolare

L’utilizzo del Mandibular Advancement Device (MAD) rappresenta ad oggi la prima scelta terapeutica per i pazienti affetti da OSAS lieve ed un’ottima alternativa in quei pazienti affetti da OSAS moderata che, per controindicazioni inerenti alla propria salute o per una compliance inadeguata, rifiutano o non possono usufruire della terapia con c-PAP. 

I benefici clinici dei dispositivi MAD sono stati ampiamente dimostrati nella letteratura scientifica tanto da rappresentare oggigiorno la prima scelta tra i dispositivi orali, tuttavia, non è un trattamento esente da potenziali effetti collaterali e discomfort per il paziente che è bene conoscere. 

Oltre a possibili modifiche occlusali, perdita del contatto dentario posteriore e scialorrea, una delle condizioni che maggiormente preoccupa i clinici è rappresentata dall’insorgenza di disturbi a livello dell’articolazione temporo-mandibolare (ATM)1, dolori muscolari ed articolari che possono coinvolgere dal 10% al 13% dei pazienti, in ordine ed entità variabili.3,4

Queste considerazioni sono ricondicibili al meccanismo di funzionamento dello stesso MAD che, sfruttando un principio di protrusione mandibolare, causa il dislocamento anteriore del condilo dalla fossa glenoide. 

E’ importante considerare, tuttavia, che qualora un paziente presenti già dei disordini di grave entità a livello articolare è non solo a maggiore rischio di aggravamento della sua condizione ma essa stessa può rappresentare a sua volta un’importante controindicazione alla terapia con MAD. 

Tra i principali disturbi dell’ATM correlati all’uso del dispositivi di avanzamento mandibolare:  

  • dolore muscolare alla rimozione del dispositivo al mattino, in genere si riscontra nell’immediato periodo che segue la titolazione dello stesso e può persistere per alcune settimane con intermittenza.
    E’ una condizione comunque transitoria che, non per questo, deve essere trascurata essendo un possibile segno di un eccessiva protrusione mandibolare, più comunemente, però, è associata alla ricerca dell’occlusione del paziente senza l’ingombro del dispositivo; 
  • dolore temporo-mandibolare persistente, nel caso in cui tenda ad essere monolaterale può essere correlato ad un disallineamento delle linee mediane all’applicazione del dispositivo, in altri casi, invece, riconoscerne la causa può essere talmente complesso da richiedere la sostituzione del dispositivo; 
  • sensibilità dei muscoli masticatori per la quale è particolarmente indicata l’esecuzione di esercizi di stretching ed isometria muscolare; 
  • click articolari transitori e crepitii, costituiscono i sintomi più comunemente riferiti dal paziente ma tendono a risolversi spontaneamente;2

Questa serie di disturbi sono in gran parte destinati a ridursi di entità e risolversi man mano che la terapia viene proseguita: a tal fine può risultare utile l’adozione di esercizi mandibolari e di stretching muscolare in modo da abituare il paziente al dispositivo. 

Studi recenti hanno evidenziato come l’avanzamento mandibolare causi principalmente una distribuzione del carico sull’area centrale del condilo e del disco articolare: la parte centrale dell’area anteriore del condilo, dislocato anteriormente rispetto alla fossa glenoide, mostra uno stress maggiore a causa del contatto con l’eminenza articolare durante il movimento di protrusione mandibolare; il disco articolare, invece, mostra un’elevata distribuzione del carico anche nella zona centrale ma, durante il movimento di avanzamento, questa tende a distribuirsi posteriormente. 

Da ciò, riferendoci a valori inferiori ai limiti fisiologici, un leggero avanzamento mandibolare può comunque essere considerato una procedura sicura anche per il lungo periodo e non dovrebbe causare effetti collaterali permanenti.1

Infine, anche la scelta del dispositivo orale ha la sua importanza per cui è giusto compiere una distinzione tra: 

  • one piece device o dispositivi monoblocco che mantengono un rapporto posizionale di avanzamento fisso della mandibola rispetto all’arcata mascellare e per i quali vi è una maggiore associazione a disturbi articolari a lungo termine; 
  • adjustable two piece device o dispositivi biblocco, tra i quali rientra anche il MAD, si rivelano molto più ergonomici e meno stressanti per l’articolazione temporomandibolare avendo il vantaggio di essere periodicamente titolabili.3  

Un’ adeguata scelta del dispositivo più idoneo alle caratteristiche del paziente ed un approccio quanto più risolutivo verso ogni eventuale complicanza sorgente nell’arco della trattamento sono fondamentali per ridurre il rischio di perdita della compliance da parte del paziente e per poter sfruttare pienamente tutti i benefici offerti dalla terapia.

References 

1. Giorgia Crivellin, Giovanni Bruno, Alberto De Stefani, Alida Mazzoli, Marco Mandorlini, Agnese Brunzini, Antonio Gracco. Strength distribution on TMJ using mandibular advancement device for OSAS treatment: a finite element study. Dental Cadmos 86 (08):757, September 2018. DOI: 10.19256/d.cadmos.09.2018.04 

2. Rose D.Sheats, Thomas G.Schell, Alan O.Blanton, Patricia M.Braga, B.Gail Demko, Leslie C.Dort, Donald Farquhar, Sheri G.Katz, Jean-Francois Masse, Robert R.Rogers, Steven C.Scherr, David B.Schwartz, Jamison Spencer. Management of Side Effects of Oral Appliance Therapy for Sleep Disordered Breathing. 

3. Shadi Basyuni, Michal Barabas, Tim Quinnell. An update on mandibular advancement devices for the treatment of obstructive sleep apnea hypopnea syndrome. Journal of Thoracic Disease, Vol 10, Supplement 1 (January 2018). 
4. Clark GT, Kobayashi H, Freymiller E. Mandibular advancement and sleep disordered breathing. J Calif Dent Assoc. 1996;24(4):49-54,56-8,60-1

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FATTORI PREDISPONENTI ALLE OSAS NELLE POPOLAZIONI ASIATICHE

FATTORI PREDISPONENTI ALLE OSAS NELLE POPOLAZIONI ASIATICHE

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) è una patologia associata a una parziale e prolungata ostruzione delle alte vie respiratorie e/o una ostruzione completa intermittente (apnea ostruttiva) che disturba la normale ventilazione durante il sonno e interferisce con la normale fisiologia dello stesso. (1)

L’ipertrofia adenotonsillare è il più riconosciuto fattore di rischio di OSAS nella popolazione pediatrica così come lo sono la rinite allergica e l’obesità. Altri fattori di rischio includono ben note anormalità strutturali delle vie aeree, come la micrognazia e l’ipoplasia facciale, la sindrome di Down, la sindrome di Prader-Willi, l’acondroplasia, e altre differenze più sottili come deviazione del setto e agenesia congenita di denti, frenulo linguale corto e la respirazione orale cronica. Patologie neuromuscolari come distrofie muscolari, paralisi cerebrale e malformazione di Chiari sono altre condizioni ad alto rischio di OSAS. Infine, altri fattori includono reflusso gastroesofageo e la nascita prematura. (2)

Diversi studi hanno suggerito come anche le differenze di etnia possono essere importanti fattori di rischio per OSAS e in particolare che i soggetti di etnia asiatica, anche in virtù di variazioni delle caratteristiche cranio-facciali, presentano una prevalenza maggiore e sintomi di maggior entità comparati a soggetti di altre etnie (ispanici, caucasici e africani).

Esistono infatti significative differenze etniche riguardanti l’anatomia scheletrica cranio-facciale: le misurazioni dei tessuti duri come SNA e SNB sono significativamente differenti. Se paragonati al controllo i soggetti asiatici con OSAS presentano anomalie dello scheletro e caratteristiche dei tessuti molli che sono simili a quelle trovate in soggetti di etnia bianca con OSAS (palato molle allungato (pns-P), osso ioide posizionato inferiormente (MP-H) PAS ridotto, e una ridotta flessura base cranio (NSBa)); tuttavia i primi presentano una maggiore proiezione anteriore di mascella e mandibola (è infatti nota la protrusione dei soggetti di etnia asiatica) e una base cranica anteriore più corta, la quale influenza significativamente molte delle dimensioni cranio-facciali e porta ad una riduzione della ventilazione faringea. (3) (4)

I pazienti asiatici infatti mostrano una dimensione delle vie aeree ridotta, soprattutto nella regione retropalatale. Questa è dovuta anche a differenze nella forma complessiva della mandibola e della mascella, e ad altre restrizioni ossee. Determinate differenze nell’anatomia delle alte vie aeree dovrebbero influenzare le terapie da adottare, e i futuri studi in merito alla relativa efficacia di differenti trattamenti. (5)

L’obesità è uno tra i fattori di rischio che maggiormente predispone a OSAS e approssimativamente circa il 60-70% dei pazienti con OSAS soffrono di obesità, direttamente correlata alla serietà dei sintomi della patologia. Tuttavia, è evidenziato che, nonostante una severità di sintomi anche maggiore se confrontato con soggetti di etnia bianca, i soggetti asiatici presentano un indice di massa corporea (BMI) nella norma o leggermente sotto la media. Questo può significare che l’essere sovrappeso potrebbe risultare un fattore di rischio meno influente negli asiatici dal momento che buona parte dei soggetti non lo è. (3) (4)

Recentemente sono stati condotti alcuni studi per stabilire il contributo della genetica allo sviluppo delle OSAS. È stato infatti dimostrato che il recettore della leptina può giocare un ruolo importante nella patogenesi di OSAS in quanto proprio la leptina e i suoi recettori influiscono anche sull’obesità.

Alcune ricercheuesti studiQQ hanno evidenziato che il polimorfismo Pro1019Pro del recettore della leptina presenta una correlazione significativa con l’aumento del rischio di OSAS nella popolazione cinese. (6)

Altre hanno concentrato la loro attenzione sul recettore per l’ormone della crescita (GHR), il quale, mediando la maggioranza dei segnali correlati a tale ormone, determina, tra le altre funzioni, anche lo sviluppo e la crescita della mandibola. E’ stato infatti dimostrato come ci sia una associazione significativa fra alcuni polimorfismi a singolo nucleotide nel gene di GHR e l’incidenza di OSAS in determinate popolazioni asiatiche. (7)

Nonostante non si trovi un sostanzioso numero di studi sull’argomento, i risultati di questi sembrano supportare delle significative differenze nell’anatomia delle alte vie respiratorie legate a differenze etniche; ciò dovrebbe portare alla revisione di protocolli terapeutici specifici e mirati per la patologia in questione.

Bibliografia

1. Kitamura T, Miyazaki S, Kadotani H, Suzuki H, Kanemura T, Komada I, Nishikawa M, Kobayashi R, Okawa M. Prevalence of obstructive sleep apnea syndrome in Japanese elementary school children aged 6–8 years.

2. Daniel Kwok-Keung Ng, Yu-Shu Huang, Oon-Hoe Teoh, Aroonwan Preutthipan, Zhi-Fei Xu, Takeshi Sugiyama, Kin-Sun Wong, Ka-Li Kwok, Brigitte Kim-Yook Fung, Rachel Shui-Ping Lee, Jonathan Pak-Heng Ng, Shuk-Yu Leung, Da-Tian Che, Albert Martin Li. The Asian Paediatric Pulmonology Society (APPS) position statement on childhood obstructive sleep apnea syndrome.

3. Kasey K. Li, MD, DDS, et al. Obstructive Sleep Apnea Syndrome: A Comparison Between Far-East Asian and White Men.

4. Mihaela Trenchea, Agripina Rașcu, Oana-Cristina Arghir. Obstructive sleep apnea: from the beginnings, to the risk factors and to occupational medicine assessment.

5. Liyue Xu, Brendan T. Keenan, Andrew S. Wiemken, Luqi Chi, Bethany Staley, Zhifang Wang, Jianjun Wang, Bryndis Benedikstdottir, Sigurdur Juliusson, Allan I. Pack, Thorarinn Gislason, and Richard J. Schwab. Differences in Three-Dimensional Upper Airway Anatomy between Asian and european patients with obstructive sleep apnea.

6. B. Xu, J. Liu, T. Li, S. Liu. Gln223Arg polymorfism in the Caucasian population and Pro1019Pro polymorfism in the Chinese population are risk factors for OSAS: an updated meta-analysis of 1159 subjects.

7. He, Juanjuan Ji & Yunwei Yang & Yan Lin & Xudong Li & Xiaoguang Wu & Xi Yang & Ling Zhong & Ying Tang & Zhiyong Huang & Xiaoguang. Thecorrelationbetweengrowthhormonereceptor (GHR) polymorphism and obstructive sleep apnea syndrome among the Han and Hani population in China.

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LE APNEE CENTRALI NEL PAZIENTE NEUROPATICO

Le apnee notturne sono gravi disturbi del sonno in cui il respiro si arresta ripetutamente per un tempo sufficientemente lungo da perturbare il sonno stesso e, frequentemente, causare la riduzione della saturazione di ossigeno ed aumentare il livello di anidride carbonica nel sangue.

Questi disturbi del sonno, tuttavia, possono avere origini diverse: esistono apnee ostruttive, centrali e miste (ostruttive e centrali).

Si ha una precisa distinzione tra apnee ostruttive del sonno ed apnee centrali:

  • Le apnee ostruttive sono caratterizzate dalla ricorrenza di disturbi respiratori durante i quali le vie aeree superiori subiscono un’occlusione o subocclusione (in questo caso si parla di ipopnea ostruttiva).
  • Le apnee centrali del sonno sono più rare e sono causate da problemi del controllo respiratorio nel centro del respiro nel tronco encefalico. Questo, normalmente, è molto sensibile alle variazioni dei livelli ematici di anidride carbonica. Quando il livello di anidride carbonica è elevato, il tronco encefalico stimola i muscoli respiratori ad una contrazione maggiore per produrre un respiro più profondo e rapido, al fine di diminuire i livelli di anidride carbonica. Nell’apnea centrale, il tronco encefalico è meno sensibile alle variazioni dei livelli di anidride carbonica e, di conseguenza, i pazienti affetti da questo disturbo respirano meno profondamente e più lentamente.

Queste apnee sono più frequenti nel paziente neuropatico, affetto da patologie del tronco encefalico (dove risiedono i centri del respiro), nel cardiopatico (soprattutto se scompensato) e nel soggetto facente uso di oppiacei per il loro effetto di depressione sul SNC.

Anche un lungo soggiorno ad altitudini elevate può incrementare il rischio di apnee centrali.

  • Le apnee miste, infine, rappresentano una forma di apnea del sonno che inizia come centrale, ma che si conclude con un progressivo sforzo respiratorio; viene considerata, comunque, alla stregua di un’apnea ostruttiva.

Dal punto di vista strumentale è utile per la diagnosi delle apnee la polisonnografia che permette la registrazione continua e simultanea di vari parametri fisiologici durante il sonno e può essere effettuato in strutture specializzate, ma anche a domicilio.

Alla valutazione polisonnografica le apnee ostruttive sono caratterizzate da scomparsa del segnale di flusso aereo in associazione con movimenti della parete toraco-addominale, desaturazione dell’ossigeno e tachicardia al termine dell’apnea.

Nell’apnea centrale, invece, si rileva l’assenza di movimenti respiratori quando scompare il flusso aereo, associata a desaturazione e tachicardia al termine dell’apnea.

Nell’apnea mista si registrano, infine, assenza di flusso aereo, assenza di movimenti toraco-addominali nella fase iniziale dell’apnea, poi ripresa dei movimenti con sforzo respiratorio e respiro paradosso. Queste manifestazioni si associano, inoltre, a desaturazione e tachicardia al termine dell’apnea.

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IL RUSSAMENTO AFFLIGGE PREVALENTEMENTE GLI UOMINI: scopriamo il perché

Russare è il sintomo di un problema che non va sottovalutato. Colpisce maggiormente gli uomini e comporta un aumento dei rischi di sviluppare alcune patologie. Ecco di seguito quali.

L’OSAS è considerata una malattia che colpisce principalmente gli uomini obesi di mezza età. Sulla base di numerosi studi epidemiologici, è stato rilevato come abbia una prevalenza tra le due e le tre volte maggiore negli uomini rispetto alle donne e che l’incidenza nella popolazione generale sia rispettivamente del 3-7% e del 2-5%. Infatti, il genere maschile è riconosciuto come un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo della sindrome stessa. Assieme ad esso, si possono evidenziare altri principali fattori di rischio per OSAS moderata/severa:

  • Obesità sulla base delle informazioni raccolte dal WHO Statistical Information System, il tasso di obesità risulta essere maggiore negli uomini;
  • Circonferenza del collo aumentata usata come un indicatore di obesità, considerata normale quando minore di 43.18 cm;
  • Presenza di movimenti della parete faringea laterale;
  • Alterato ESS (Epworth Sleepiness Scale).

L’OSAS colpisce una percentuale maggiore di uomini, fatto supportato dalle differenze anatomiche a livello delle strutture scheletriche e dalla diversa distribuzione di grasso corporeo che caratterizza i due generi. Nonostante gli uomini affetti da OSAS siano relativamente meno obesi delle donne con OSAS, la distribuzione del grasso corporeo può in parte spiegare la maggiore prevalenza di OSAS nei primi: infatti, l’obesità androide o centrale, tipicamente maschile, si associa ad una maggiore distribuzione di tessuto adiposo nella regione superiore del tronco, tra cui la zona cerviconucale, oltre che addominale, toracica e dorsale. Pertanto, un uomo affetto da obesità presenta una circonferenza del collo maggiore e quindi sarà più facilmente un soggetto a rischio.

Inoltre, è possibile che le diverse prevalenze tra i due sessi siano dovute anche al fatto che l’OSAS nelle donne sia meno riconosciuta a causa della diversità dei segni clinici, della minor frequenza con cui questi vengono riportati e della possibile errata interpretazione da parte dei clinici a causa dello “stereotipo maschile” che li porta ad effettuare altre diagnosi, come la depressione, l’insonnia o l’ipotiroidismo, ignorando così la possibilità di fare diagnosi differenziale con le apnee notturne.

I sintomi maggiormente ricorrenti nel genere maschile sono:

  • Russamento, respiro affannoso, apnee notturne i compagni di letto degli uomini testimoniano con più frequenza di aver assistito ad episodi di apnee notturne del partner;
  • Sonnolenza diurna riportata più frequentemente rispetto alle donne;
  • Mal di testa mattutini;
  • Segni di depressione (più frequenti nelle donne).

Sulla base dei dati rilevati dalle polisonnografie, gli uomini presentano dei valori maggiori rispetto alle donne per quanto riguarda:

  • Frequenza delle apnee
  • Durata degli episodi di apnea
  • Desaturazione dell’ossigeno
  • Frequenza delle apnee in fase NREM
  • Frequenza degli arousal.

Bibliografia:

A. Valipour. Gender-related Differences in the Obstructive Sleep Apnea Syndrome. Pneumologie 2012; 66: 584–588.

B.L. Uhlig, K. Hagen et al. The relationship between obstructive sleep apnea and insomnia: a population-based cross-sectional polysomnographic study. Sleep Medicine 54 (2019) 126-133.

Efklidis Proimos, Devora Kiagiadaki et al. Clinical Application of Subjective Measurements for OSAS Assessment: Predictive Factors of Syndrome Severity. ORL 2012;74:240–245.

Fotis Kapsimalis and Meir H. Kryger. Gender and Obstructive Sleep Apnea Syndrome, Part 1: Clinical Features. SLEEP, Vol. 25, No. 4, 2002.

Malcolm Kohler, Justin CT Pepperell et al. Continuous positive airway pressure and measures of cardiovascular risk in men with OSAS. 2008 ERJ Express.

Martha R. Shepertycky et al. Differences between Men and Women in the Clinical Presentation of Patients Diagnosed with Obstructive Sleep Apnea Syndrome. SLEEP, Vol. 28, No. 3, 2005

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ANCHE LE DONNE RUSSANO.

Sono gli uomini a soffrire maggiormente di disturbi respiratori e della  sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno,  tuttavia, anche le donne soffrono di disturbi respiratori e OSAS.

Gli studi epidemiologici suggeriscono una prevalenza da due a tre volte maggiore dell’OSAS negli uomini rispetto alle donne (4% vs 2% della popolazione generale).

Le donne a cui viene diagnosticata l’OSAS solitamente hanno un indice di gravità inferiore rispetto agli uomini, con una maggiore prevalenza di eventi di apnea durante il sonno REM. Sono inoltre mediamente più anziane ed obese rispetto alle loro controparti maschili.

La conoscenza di queste differenze legate al genere nelle caratteristiche cliniche dell’OSAS, può contribuire ad aumentare la consapevolezza generale, a migliorare la diagnosi e la terapia.

IL RUOLO DEGLI ORMONI

Le differenze relative al genere nella prevalenza dell’OSAS diminuiscono con l’aumentare dell’età; ciò è in gran parte dovuto ad un significativo aumento della prevalenza di fenomeni quali apnee, ipopnee ed episodi di desaturazione di ossigeno nelle donne in post menopausa che, rispetto a quelle in premenopausa, hanno una probabilità maggiore pari a 3.5 volte di sviluppare la sindrome.

La prevalenza generale più bassa di apnee nelle donne prima della menopausa suggerisce un effetto protettivo degli ormoni sessuali femminili sulla pervietà delle vie aeree e sulla ventilazione: vi è infatti una stretta correlazione tra gli ormoni sessuali e l’attività dei muscoli dilatatori delle vie aeree superiori che intervengono nella regolazione della ventilazione e stimolano la risposta all’ipossia.

È importante considerare che la prevalenza di apnea nel sonno nelle donne in post menopausa è comunque significativamente inferiore a quella degli uomini, in rapporto all’età e all’indice di massa corporea.

SINTOMI DELL’OSAS IN UOMINI E DONNE

Oggi l’OSAS nelle donne rimane spesso sotto diagnosticata.

Risultati di studi clinici e basati sulla popolazione suggeriscono che le donne soffrono di una serie di sintomi atipici: la distinzione tra questi e i sintomi più tradizionali solitamente attribuibili all’OSAS è importante e va sempre presa in considerazione da parte dei medici, che a volte si rivolgono ad altre diagnosi dopo la visita delle loro pazienti.

Le donne sono significativamente più inclini a segnalare insonnia, difficoltà ad addormentarsi, incubi e risveglio con crampi alle gambe; è tipica inoltre una sonnolenza diurna più pronunciata rispetto ai pazienti sindromici di sesso maschile.

LE DIMENSIONI CRANIO-FACCIALI E DELLE VIE AEREE SUPERIORI

Vi sono ovvie differenze di sesso rispetto le caratteristiche scheletriche craniofacciali: gli studi dimostrano che questi elementi sono importanti nel determinare la gravità dell’OSAS nei pazienti.

Per questo motivo, per una corretta valutazione, devono essere utilizzate misure antropometriche e cefalometriche diverse per uomini e donne.

Le vie aeree nei pazienti OSAS hanno la tendenza a collassare a causa della pressione negativa associata all’inspirazione e al flusso d’aria. Il tono muscolare del palato, della faringe e della lingua aiuta a bilanciare questo fattore e a mantenere la pervietà delle vie respiratorie.

È logico che una massa importante a carico delle vie aeree possa ripercuotersi sulla loro configurazione e sulla loro funzione: l’obesità è di per sé una causa primaria di OSAS, in quanto correlata ad un eccesso di tessuto molle che restringe la faringe alterandone forma e proprietà meccaniche.

Le dimensioni del collo e il BMI sono statisticamente aumentati in modo significativo con la gravità dell’OSAS in entrambi i sessi.

Altri fattori di rischio che vanno presi in considerazione sono la posizione dell’osso ioide e l’altezza facciale; nelle donne i fattori di rischio correlati alla gravità dell’OSAS includono l’altezza facciale posteriore più piccola e l’osso ioide anteriormente posizionato (dati statistici diversi rispetto quelli del genere maschile).

Inoltre, un osso ioide in una posizione troppo caudale, può essere anch’esso causa di problemi, in quanto correlato spesso a macroglossia, a deposizione diffusa di grasso o a eccessivo rilassamento della muscolatura linguale.

Nei pazienti di genere maschile l’area delle sezioni della giunzione orofaringea e faringea sono significativamente maggiori; esiste una relazione tra dimensione faringea e gravità dell’apnea del sonno negli uomini, ma non nelle donne.

DEPRESSIONE

Si tratta di un tipo di disturbo dell’umore caratterizzato da astenia, mancanza di energia, riduzione degli interessi, perdita di iniziativa, difficoltà nell’organizzare i propri compiti, calo delle prestazioni e riduzione del piacere. Nelle donne, la depressione associata a una grave percezione della fatica, può essere relazionata ad un quadro clinico OSAS.

La frequenza di OSAS, come quella della depressione, aumenta con l’età, come a sua volta anche la prescrizione ed il consumo di farmaci psicotropi sedativi. Poiché gli effetti depressivi respiratori di questi farmaci sono stati chiaramente dimostrati, è importante valutare la presenza della sindrome quando vengono diagnosticati stati depressivi e / o ansiosi per non aggravare la situazione. Inoltre, è stato dimostrato che un trattamento efficace dell’OSAS, può anche curare in alcuni casi lo stato depressivo associato.

OBESITA’ E DIABETE

Nei dati della popolazione generale, la prevalenza del diabete è più alta negli uomini che nelle donne; contrariamente, vi è una maggiore prevalenza di diabete femminile nei pazienti con OSAS; ciò può essere spiegato dalla maggiore prevalenza di obesità grave nelle donne.

È stato dimostrato che il livello di obesità necessario per causare OSAS è maggiore nelle donne rispetto agli uomini (di età inferiore ai 65 anni).

Rispetto alle loro controparti maschili, le pazienti di sesso femminile sperimentano OSAS in età avanzata (postmenopausa) e con un indice di massa corporea più alto.

CARATTERISTICHE POLISONNOGRAFICHE

La gravità dell’apnea notturna è simile nelle donne e negli uomini durante il sonno REM, ma è meno significativa nelle donne durante il sonno NonREM.

Gli effetti a lungo termine di (isolati o predominanti) perturbazioni del sonno REM, possono contribuire a spiegare il perché le donne siano sintomatiche a bassi indici di apnea-ipopnea rispetto alle loro controparti maschili.

TERAPIA

Non sembra esserci differenza di sesso riguardo l’interfaccia alla terapia con CPAP o nella soddisfazione complessiva del trattamento con la maschera. In genere però le pazienti di sesso femminile richiedono valori terapeutici significativamente più bassi rispetto ai pazienti maschi (abbinati per BMI); questa osservazione è in linea con l’evidenza di una minore pressione critica di chiusura faringea nelle donne.

Si evidenzia un uso più regolare del dispositivo CPAP in pazienti OSAS femminili; ciò è coerente con il maggiore utilizzo di risorse sanitarie da parte delle pazienti di sesso femminile rispetto questa sindrome.

L’entità del miglioramento dei risultati clinici non varia in base al genere.

La terapia CPAP per l’OSAS ha spesso il vantaggio di abbassare i valori dei marcatori di infiammazione sistemica, questo più velocemente nei pazienti maschi che nelle femmine.

SITOGRAFIA DEGLI ARTICOLI:

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APPLICAZIONE DEL BITE IN CASO DI DISTURBI DELL’ARTICOLAZIONE TEMPOROMANDIBOLARE

Mal di testa, mal di orecchie, tensioni muscolari, denti indolenziti, dolori durante la masticazione o fastidiosi rumori durante l’apertura e la chiusura della bocca.

Possono essere tutti disturbi correlati all’articolazione temporomandibolare, chiamata anche ATM.

I disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare non sono classificabili come una singola patologia, bensì come un insieme di problematiche diverse, tali per cui non è sempre identificabile un cut-off tra individui sani e malati. È fondamentale, pertanto, l’esecuzione di un’accurata anamnesi ed esame obiettivo.
Dai disturbi temporo-mandibolari vengono colpite più spesso le donne, da 4 a 6 volte più degli uomini.

Le problematiche più diffuse sono dolori muscolari a carico della regione auricolare, buccale e del collo, incoordinazioni condilo-discali, alterazioni flogistiche articolari e l’artrosi. Solitamente sono rappresentate dall’associazione di tensione muscolare e problemi anatomici alle articolazioni, a cui si possono sommare componenti psicologiche.

Il trattamento dei disturbi temporo-mandibolari richiede un approccio multidisciplinare che può necessitare dell’intervento di ortodontista, gnatologo, fisioterapista e chirurgo maxillo-facciale.

Come trattamento di queste problematiche viene spesso proposta la costruzione di un bite dentale, ovvero una placca in resina dura, modificabile nel tempo ed applicata a livello mascellare o mandibolare. Le placche occlusali cambiano le aree di carico e permettono alla mandibola di muoversi su vari piani, riducendo il fastidio causato dal blocco mandibolare dato dall’ingranaggio dentale che porta a contrattura muscolare dolorosa.

Nel caso del paziente OSAS che utilizzi dispositivi di avanzamento mandibolare (MAD) ci possono essere delle manifestazioni come dolore a carico dei muscoli masticatori e dell’articolazione temporo-mandibolare (prevalenza dal 13 al 67%). Questi disturbi, tuttavia, solitamente rappresentano problematiche temporanee e che non inficiano la terapia con MAD.
Per un paziente con pregressi disturbi temporo-mandibolari l’utilizzo del MAD non è controindicato, ad esclusione di problematiche complesse come un blocco articolare od un’osteoartrite dolorosa.
Come soluzione al dolore muscolare o articolare si consiglia di effettuare esercizi di stretching dei muscoli masticatori ed applicazione di impacchi caldi o freddi. Eventualmente si può associare breve terapia con FANS.

BIBLIOGRAFIA:

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Heidsieck DSP, Koolstra JH, de Ruiter MHT, Hoekema A, de Lange J.J Craniomaxillofac Surg. 2018 Feb;46(2):288-292. doi: 10.1016/j.jcms.2017.11.015. Epub 2017 Nov 22.

Gender differences in temporomandibular disorders in adult populational studies: A systematic review and meta-analysis.
Bueno CH, Pereira DD, Pattussi MP, Grossi PK, Grossi ML.
JOral Rehabil. 2018 Sep;45(9):720-729. doi: 10.1111/joor.12661. Epub 2018 Jun 15. Review.

Temporomandibular Joint Disorders in Older Adults.
Yadav S, Yang Y, Dutra EH, Robinson JL, Wadhwa S.
J Am Geriatr Soc. 2018 Jul;66(6):1213-1217. doi: 10.1111/jgs.15354. Epub 2018 May 2. Review

Preliminary simulation model toward the study of the effects caused by different mandibular advancement devices in OSAS treatment.
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Comput Methods Biomech Biomed Engin. 2018 Oct 27:1-10. doi: 10.1080/10255842.2018.1511776. [Epub ahead of print]

Oral appliance therapy for obstructive sleep apnea. Ng A et al. Treat Respir Med. (2005)

Long-term compliance and side effects of oral appliances used for the treatment of snoring and obstructive sleep apnea syndrome. de Almeida FR et al. J Clin Sleep Med. (2005)

web-bruxismo

E’ importante capire cosa comporta il bruxismo!

 

Spesso si è inconsapevoli. A volte ci si accorge per un indolenzimento della muscolatura facciale al mattino, altre perché si nota un appiattamento delle cuspidi dei denti. Oppure sono ci conviventi a segnalare un fastidioso rumore notturno proveniente dalla nostra masticazione. 

  1. Cos’è il bruxismo?
  2. Perché compare?
  3. Si può curare?

Il bruxismo costituisce un fenomeno complesso, del quale sono state date negli anni varie definizioni. Nel 2013, un consensus internazionale ha definito di bruxismo come “un’attività ripetitiva dei muscoli della mandibola caratterizzata dal serramento o dal digrignamento dei denti e/o dalla pressione in posizione fissa della mandibola”.

Tale consensus ha inoltre identificato due distinte manifestazioni circadiane del bruxismo:

  • Bruxismo del sonno o Sleep Bruxism (SB) si manifesta durante il sonno. Caratterizzato da attività muscolari sia fasiche che toniche. Il paziente mostra serramento e/o digrignamento notturni, e spesso è il/la compagno/a di letto a riferire i rumori associati a tali episodi. Ciò può risultare in segni di usura dentale.
  • Bruxismo della veglia o Awake Bruxism (AB) si osserva durante lo stato di veglia. Dato da attività toniche, raramente fasiche, che determinano sovraccarico muscolare ed articolare (dell’ATM), motivo per cui l’AB è associato a disturbi temporo – mandibolari (TMD). Il paziente riferisce la tipica triade sintomatologica: dolore all’ATM e/o ai muscoli masticatori, limitazione all’apertura della bocca e rumori articolari. Possibili anche cefalee, sintomi auricolari e dolore a denti, faccia e collo.

Epidemiologia

Il bruxismo è abbastanza comune: la prevalenza per bruxismo generico (senza distinzione tra AB e SB) varia tra 8% e 31% nella popolazione generale, mentre è stimata al 22 – 31% per AB e 13% ± 3% per SB nella popolazione adulta. Non ci sono differenze significative tra i due sessi, ma la prevalenza del fenomeno tende a decrescere con l’età.

Eziologia

Al bruxismo è attualmente attribuita un’eziologia multifattoriale, con cause di natura centrale e locale. Tra queste:

  • Fattori biologici dopamina ed altri NT, genetica, sleep arousal.
  • Fattori psicologici e psicosociali stress ed ansia. Questi sono i fattori che maggiormente incidono sulla comparsa di AB.
  • Fattori esogeni fumo, alcol, droghe, farmaci (es: inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina).

Non si considera più coinvolta nella genesi del bruxismo, invece, l’occlusione dentale.

Bruxismo del sonno e OSAS

La letteratura recente suggerisce che il bruxismo notturno possa rappresentare un meccanismo protettivo nel paziente affetto da OSAS: l’aumento dell’attività dei muscoli masticatori, infatti, determina protrusione mandibolare, la quale risulta in un’apertura dell’airway space. Inoltre, sembra che il bruxismo del sonno si verifichi spesso secondariamente ai micro – arousal indotti dalla de saturazione determinata dagli episodi di apnea ostruttiva. Non tutti i pazienti affetti da OSAS, comunque, manifestano bruxismo, e viceversa.

Diagnosi

La diagnosi di bruxismo non è facile, sia per l’eziologia multifattoriale del problema, sia per la mancanza, ad oggi, di una metodologia diagnostica accertata essere valida ed affidabile. I metodi comunemente usati sono:

  • Questionari self – reported compilati dal paziente.
  • Esame clinico basato su anamnesi, ispezione e palpazione. Tra i segni che si possono riscontrare vi sono: usura dentale, linea alba sulla mucosa della guancia e/o segni dell’impronta dentale sui margini linguali, ipertrofia dei muscoli masseteri e temporali.
  • Elettromiografia di superficie (EMGs).
  • Polisonnografia (PSG) rappresenta il gold standard per la diagnosi di SB, così come per la diagnosi di OSAS.

Sempre nel 2013, è stato proposto un grading diagnostico:

    • Bruxismo possibile del sonno/veglia basato su questionari self – reported e/o anamnesi.
    • Bruxismo probabile del sonno/veglia basato su questionari self – reported ed ispezione all’esame clinico.
    • Bruxismo definito del sonno basato su questionari self – reported, esame clinico completo, PSG (di preferenza con registrazione audio/video).
    • Bruxismo definito della veglia basato su questionari self – reported, esame clinico completo, EMGs associata ad una valutazione psicologica.

Trattamento

Più che alla risoluzione del problema, le terapie attualmente indicate per il bruxismo del sonno e della veglia mirano alla mitigazione della sintomatologia e dei danni conseguenti al disturbo. La letteratura indica le placche occlusali (bite) in resina, rigide e del più basso spessore possibile, come ausilio al management del disturbo. Nei pazienti affetti sia da OSAS che bruxismo, l’indicazione sono i dispositivi di avanzamento mandibolare (MAD).

Bibliografia

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  3. Giovannino Rocchi, Marzia Segù, Manfredi Edoardo, Francesca Milano, Franco Sacchi – Corso FAD, Modulo 2 Doctor OS, aprile 2016, XXVII 04.
  4. Hosoya H, Kitaura H, Hashimoto T, Ito M, Kinbara M, Deguchi T, Irokawa T, Ohisa N, Ogawa H, Takano-Yamamoto T – Relationship between sleep bruxism and sleep respiratory events in patients with obstructive sleep apnea syndrome Sleep Breath, 2014 Dec.
  5. Manfredini D, Serra-Negra J, Carboncini F, Lobbezoo F. – Current concept of bruxism – Int J Prosthodont, 2017 September/October.
CPAP

QUALI SONO LE TERAPIE POSSIBILI IN CASO DI OSAS?

L’OSAS è un disturbo respiratorio cronico del sonno caratterizzato da apnee e ipopnee ripetitive durante il sonno a causa del collasso delle vie aeree superiori. Tali fenomeni predispongono ad ipossia intermittente e risvegli dal sonno, causando sintomi diurni come eccessiva sonnolenza, mancanza di concentrazione e affaticamento che portano ad una riduzione della qualità di vita e ad un aumento del rischio di incidenti stradali.

Nel lungo termine il continuo stato di ipossia notturna porta ad un aumentato rischio di patologie cardiovascolari come infarto del miocardio, ictus, ipertensione arteriosa, e disturbi metabolici come il diabete tipo 2.

Il miglioramento dei sintomi diurni e la riduzione del danno cardiovascolare sono obiettivi essenziali della terapia, la quale può avvenire con metodiche non chirurgiche (CPAP e MAD) e/o interventi chirurgici otorinolaringoiatrici e maxillo-facciali. Una riduzione dei fenomeni apnoici è spesso associata ad una riduzione del BMI.

La terapia d’elezione risulta essere la C-PAP che fornisce aria a pressione positiva costante ed impedisce il collasso delle vie aeree durante il sonno.

COMPONENTI:

  • Blower: un apparecchio compressore che spinge aria a pressione positiva, misurata in cm d’acqua (da 4 a 20) e stabilita in base alla severità delle apnee (valutata tramite PSG)
  • Circuito: un tubo che collega la macchina blower (a volte tramite un umidificatore) alla maschera
  • Maschera (interfaccia) fornisce la connessione alla via aerea dell’utente

VANTAGGI

  • Risolutiva per tutti e 3 i gradi della patologia (lieve,medio,grave);
  • Riduzione dell’AHI maggiore rispetto a MAD;
  • Risolutiva nell’immediato;
  • Gold standard in termini di benefici a lungo termine della qualità e della aspettativa di vita.

SVANTAGGI

  • Non indicato in pazienti con presenza di bolle nel polmone e patologia infettiva delle vie aeree superiori e dell’orecchio;
  • Effetti collaterali: segni/piaghe cutanee, naso secco e mal di gola, secchezza delle fauci, congestione nasale, sensazione di soffocamento e claustrofobia;
  • Alte pressione di aria in alcuni pazienti;
  • Ingombrante/Difficoltà di trasporto;
  • Necessità di elevata compliance del paziente.

Per i pazienti con OSAS di grado lieve o moderato, ed in quelli che presentano minor compliance alla CPAP, viene proposta una alternativa meno indaginosa, ovvero un dispositivo intraorale di avanzamento mandibolare (MAD). Esistono svariate tipologie di propulsori mandibolari, tutti volti ad avanzare mandibola e lingua, al fine di incrementare l’apertura dello spazio aereo faringeo e favorire così il passaggio dell’aria. La letteratura finora non ha stabilito una tipologia che funzioni meglio delle altre, tuttavia l’odontoiatra esperto nei disturbi del sonno deve saper scegliere il dispositivo più idoneo tenendo conto dei fattori legati allo specifico paziente (per esempio nei pazienti con parafunzioni si sceglierà un dispositivo che permetta movimenti di lateralità)

TIPOLOGIE

  • Dispositivi a vite attivabile con una chiavetta manuale: la vite può essere laterale a destra e a sinistra, posizionata sulla placca palatina in senso sagittale, oppure in una posizione interincisale permettendo i movimenti di lateralità;
  • Dispositivi a sistema telescopico laterale in cui l’attivazione del sistema consiste nell’aggiunta di allungatori che sono inseriti nei pistoni del dispositivo, permettendo l’avanzamento mandibolare progressivo;
  • Dispositivi caratterizzati da connettori plastici laterali che garantiscono la posizione avanzata della mandibola consentendo il movimento di lateralità e di apertura della bocca in senso protrusivo. L’attivazione può essere realizzata cambiando i connettori plastici con altri più lunghi.

VANTAGGI

  • Ottima alternativa alla CPAP per i pazienti non tolleranti o non candidati ad essa;
  • Varie tipologie;
  • Se utilizzato in associazione alla CPAP ne riduce l’intensità della pressione;
  • Riduce la prressione se usata in associazione a CPAP nelle OSA gravi non-responder con MAD;
  • Meno ingombrante/Facilmente trasportabile.

        

   

SVANTAGGI

  • Non indicato nelle apnee di grado severo;
  • Controindicazioni: insufficiente numero di denti sani, mobilità dentale severa, disfunzioni e limitazioni funzionali della ATM;
  • Effetti collaterali:
    • A breve termine: scialorrea o xerostomia, modifiche occlusali al risveglio, cefalea, discomfort della ATM;
    • A lungo termine: possibili variazioni di overjet, overbite, riduzione della quantità e intensità dei contatti posteriori e possibili modifiche della posizione condilare;
  • Non tutti traggono beneficio per risolvere le apnee (per es. pz con ridotta escursione mandibolare in protrusiva).
  • Necessità di titolazioni e controlli odontoiatrici

Criteri di guarigione

Secondo i criteri proposti dalla AASM (American Academy of Sleep Medicine)

  • AHI residuo <5 ev/ora (ottimo risultato)
  • AHI residuo <10 ev/ora (buon risultato)
  • Riduzione dell’AHI iniziale >75% (sufficiente risultato)

Percentuale di successi

  • AHI residuo <5 ev/ora 42%
  • AHI residuo <10 ev/ora 52%
  • Riduzione dell’AHI iniziale >50% 65%

Le ultime metanalisi e revisioni sistematiche della letteratura sono concordi nell’affermare che CPAP e MAD sono entrambe modalità di trattamento efficaci per ridurre la sonnolenza diurna, la qualità della vita del paziente e la riduzione della pressione arteriosa, tuttavia la CPAP sembra essere più efficace nel risolvere le apnee (specie quelle di grado elevato). La CPAP dovrebbe essere offerta quindi come trattamento di prima scelta (gold standard) per i pazienti con OSAS.

I MAD dovrebbero essere considerati un valido trattamento alternativo nei pazienti con OSA da lieve a moderata che sono riluttanti, incapaci o incapaci di aderire alla CPAP.

Un uso combinato di CPAP e MAD si è rivelato utile per i pazienti intolleranti ad alti valori di pressione d’aria della CPAP e nel contempo non-responder alla sola terapia con MAD.

Bibliografia

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  • http://odontoapneia.com.br/ita/artigos-livros/dispositivo-oral-odontoapneia/
terzo-articolo-protusore

ITER DIAGNOSTICO ODONTOIATRICO PER PAZIENTI AFFETTI DA OSAS

Il percorso diagnostico odontoiatrico parte dalla valutazione del quadro clinico del paziente per essere seguito poi da successivi esami strumentali, se necessari.

ANAMNESI

Il clinico deve valutare la presenza di fattori predisponenti o di comorbilità.

Fattori predisponenti:
– Obesità: l’accumulo di tessuto adiposo nella regione sottomentale e negli spazi retro- faringei, contribuisce a ridurre il calibro delle vie aeree. Per questo è importante andare ad indagare l’indice BMI (deve essere >30) e la circonferenza del collo del paziente (> 43 cm uomo; >41 cm donne);
– Sesso: gli uomini sono più colpiti delle donne. Le donne dopo la menopausa e durante la gravidanza possiedono lo stesso rischio degli uomini.
– Ipertensione: oltre a essere una comorbilità è anche un fattore di rischio di sviluppo di tale patologia. In questi pazienti la terapia farmacologica è poco efficace.
– Utilizzo di farmaci depressori del sistema nervoso centrale o antistaminici;
– Fumo;
– Abuso di alcool;
Il consumo di alcool, sigarette, farmaci ipnotici o antistaminici amplificano la caduta del tono muscolare e predispongono quindi ad episodi di ostruzione.

Comorbilità:
– Fibrillazione atriale resistente alla terapia farmacologica;
– Ischemia del miocardio;
– Diabete mellito di tipo II;
– Ictus;
– Insufficienza renale;
– Broncopneumopatia cronica ostruttiva.
La sindrome delle apnee ostruttive causa delle cadute più o meno importanti della saturazione di ossigeno, in rapporto alla durata dell’ostruzione e alla funzionalità respiratoria basale del paziente, e delle oscillazioni significative della pressione sistemica e polmonare. La persistenza di tali condizioni può causare: ipertrofia cardiaca, ipertensione in veglia, mancanza del fisiologico calo pressorio (dipping) notturno, cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco e danni cerebrovascolari. I pazienti affetti da OSAS hanno un rischio molto elevato di morte improvvisa. Altre comorbilità che si possono presentare sono le disfunzioni metaboliche quali resistenza all’insulina, alterazione della glicemia, diabete mellito di tipo 2, dislipidemia, steatosi epatica e obesità. I pazienti OSAS hanno un rischio 9 volte più elevato di sviluppare la sindrome metabolica.

QUESTIONARI SULLA QUALITA’ DEL SONNO
Importante per una corretta diagnosi di OSAS sia dei pazienti pediatrici che di quelli adulti è la compilazione di questionari validati come: il “Pediatric Sleep Questionnaire”, il “Epworth sleepiness scale” e il “Questionario STOP-BANG”. Facendo compilare al paziente delle semplici domande si può andare ad indagare la qualità del sonno e la sonnolenza diurna.

ESAME OBIETTIVO
Per quanto riguarda il ruolo dell’odontoiatria, l’esame della cavità orale e dell’oro-ipofaringe è di estrema importanza per inquadrare il quadro clinico. Si valutano in particolare:
– L’ugola, che in pazienti affetti da OSAS si può presentare allungata e/o ipertrofica;
– Rapporti tra la lingua e il palato molle attraverso la scala di Mallampati modificata secondo Friedman che permette di valutare l’ingombro linguale.
– Grado di ipertrofia tonsillare.

ESAMI STRUMENTALI
– POLISONNOGRAFIA: è l’esame “gold standard” per la diagnosi di OSAS sia per i pazienti pediatrici sia per i pazienti adulti. Consiste in diversi tipi di monitoraggi come:

A) monitoraggio notturno cardiorespiratorio ridotto;
B) monitoraggio notturno cardiorespiratorio completo;
C) polisonnografia notturna con sistema portatile (domiciliare);
D) polisonnografia notturna in laboratorio.

Ad oggi, la più utilizzata è quella domiciliare dove il polisonnigrafo viene consegnato a casa del paziente. I tracciati ottenuti devono essere refertati da un neurofisiopatologo esperto di disturbi del sonno. I parametri che vengono monitorati attraverso questo esame sono: frequenza cardiaca, flusso aereo oro-nasale, valutazione della saturazione dell’ossigeno nel sangue, movimenti toracici e addominali, valutazione del rumore respiratorio, valutazione della posizione del corpo e valutazione del numero di apnee e ipopnee. Si monitorano anche EEG (elettroencefalogramma) e EOG (elettroculogramma) solo nel caso in cui si decida di ottoporre il paziente a PSG completa in regime ospedaliero.
Da questo esame si ricavano importanti indici che ci permettono di fare diagnosi, come:

AHI (somma del numero totale di apnee e di ipopnee osservate diviso per ore di sonno),
AHI SUPINO, RDI (somma di AHI e RERA), ODI (numero di eventi di desaturazione, sotto il 90%, diviso per le ore di sonno), CT<90% (percentuale del tempo di sonno trascorso con saturazione di ossigeno inferiore al 90%). Per porre diagnosi di OSAS nell’adulto devono essere soddisfatti almeno uno dei due criteri:
1) avere un AHI di almeno 5 eventi per ora di sonno, associati a segni/sintomi oppure a quadri medici e/o psichiatrici;
2) avere un AHI di almeno 15 eventi per ora di sonno, indipendentemente da altri segni/sintomi e quadri medici.

In base al valore di AHI possiamo classificare l’OSAS come lieve (se AHI è compreso tra 5 e 15), moderata (se AHI è compreso tra 15 e 30), grave (se AHI è maggiore di 30).

– TELERADIOGRAFIA LATERO-LATERALE: attraverso questo esame radiografico possiamo valutare anomalie scheletriche come una retrusione maxillo-mandibolare e una II classe scheletrica che possono essere un fattore predisponente per lo sviluppo di OSAS a causa della riduzione della distanza mento-gola. Parametri fondamentali da valutare in questo esame, secondo il gruppo di studio di Stanford, sono: distanza tra osso ioide e piano mandibolare, lunghezza del palato molle e ampiezza dello spazio aereo posteriore.

– TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA (TC) DEL CRANIO: con questo esame si può valutare la pervietà e la presenza o meno di anomalie a livello delle vie aeree superiori.

Bibliografia:
1) Linee guida nazionali per la prevenzione ed il trattamento odontoiatrico della sindrome delle
apnee ostruttive nel sonno;
2) Linee guida nazionali per la prevenzione ed il trattamento odontoiatrico del russamento e
della sindrome delle apnee ostruttive nel sonno in età evolutiva;
3) Friedman M, Tanyeri H, LaRosa M, Clinical predictors of obstructive sleep apnea.
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sleep disorder breathing and hypertension. N Engl J Med. 2000;342:1378-1384.

sleeping

Russamento e odontoiatria come soluzione

I disturbi del sonno sono molto frequenti nella popolazione generale e variano dall’insonnia alle apnee coinvolgendo nella sintomatologia il 30% della popolazione generale. In particolare si stima che il russamento si verifichi dal 3% al 13% nei bambini e fino al 59% degli adulti con un rapporto M:F di 1.89.

Il russamento consiste nella vibrazione del palato molle dovuta ad un passaggio turbolento dell’aria attraverso le vie aeree superiori. Questo si verifica in seguito ad una riduzione del lume aereo che comporta un passaggio più rapido e vorticoso dell’aria che fa vibrare il palato molle.

Tra i fattori predisponenti di tale fenomeno vi sono:

  • la presenza di grasso nella zona sottomandibolare e nella base lingua che collassando posteriormente riduce il lume aereo specialmente in posizione supina
  • l’assunzione di alcool e farmaci sedativo-ipnotici che riducono il tono muscolare.

Il russamento abituale e persistente insieme all’eccessiva sonnolenza diurna sono le manifestazioni cliniche distintive della Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS): non bisogna sottovalutare questo sintomo che spesso solo quando viene avvertito come fastidioso da parte del partner o dei familiari porta il paziente ad una visita specialistica. Nel caso in cui venisse accertata la presenza di un quadro OSAS andranno poi indagate le condizioni di salute generale dell’individuo e l’eventuale presenza di patologie cardio-vascolari o metaboliche.

La terapia con dispositivi orali è semplice, reversibile, economica ed è indicata dalle più recenti linee guida AASM, SISMO e ERS come prima scelta terapeutica nei soggetti con OSAS lieve o moderata e come seconda scelta terapeutica nei casi di mancata aderenza al trattamento con CPAP (gold standard di trattamento) negli OSAS grave. I due trattamenti possono anche essere affiancati l’uno all’altro.

Può essere di aiuto anche il concomitante calo ponderale dei pazienti obesi o l’intervento del chirurgo per migliorare la pervietà delle vie aeree.

I MAD sono in grado di determinare un miglioramento soggettivo con una riduzione del rumore di russamento dell’82% ed una riduzione della sonnolenza diurna. Dal punto di vista polisonnografico è riportata la riduzione del numero di eventi respiratori sotto i 5 ev/h per ora nel 42%  e sotto i 10 ev/h nel 52% dei pazienti affetti da OSAS (da lieve a severa) con una riduzione del 50% degli ev/ora nel 65% dei pz.

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